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Tempo della Storia e Tempo del Racconto, Quali Sono e Differenze

    All’interno di un testo che si accinge ad una narrazione, il tempo della storia e il tempo del racconto assumono una rilevanza fondamentale.

    Tra i due tempi esiste una distinzione chiara che vede il tempo della storia come un tempo reale in cui si snodano gli eventi, ad esempio un anno certo (2017) di precisione per l’appunto storica.

    Quando si parla di tempo di narrazione invece si intende la modalità di susseguirsi dei fatti raccontati e sviluppati all’interno della storia.

    L’ordine degli eventi e la durata della narrazione degli stessi dovrà essere valutata con estrema attenzione e precisione.

     

    Tempo della Storia

    Il contenuto che assume un qualsiasi testo narrativo viene chiamato “tempo della storia o storia”, che sarà determinato da una struttura cronologica casuale, all’interno della quale si andranno a collocare tutte le azioni e le vicende di narrazione.

    Viene anche definito “tempo sociale”, ancorato al tempo comune della collettività pubblica degli uomini, dello stato civile, i fatti pensati in tempo immediato.

     

    Tempo del Racconto

    Il tempo del racconto invece rappresenta proprio la metodica della narrazione all’interno del testo, servendosi di flash back, rallentamenti progressivi, spinte in avanti, anticipazioni, ecc. ll tempo del racconto viene anche definito come “l’intreccio”, mentre la storia come “fabula”.

    Il tempo del racconto viene identificato anche come la qualità degli eventi narrati.

     

    Unire Tempo della Storia e del Racconto

    Tempo della storia e tempo del racconto possono anche essere uniti insieme, coincidendo tra loro, dando origine a un racconto cronologico all’interno del testo narrativo lineare e impeccabile.

    Molte altre volte il racconto risulta invece essere più ricco della storia in sé, influenzato e caratterizzato da sbalzi di eventi come l’avanzare o l’indietreggiare nel tempo, le anticipazioni, i flash back, ecc. In questo caso tempo della storia e tempo del racconto non coincideranno, viaggiando su due linee differenziate, dando origine a un testo anacronico, con due figure di rilievo. Gli sbalzi temporali assumeranno quindi il nome di analessi in caso di eventi trascinati all’indietro come per i flash back, ricordi evocativi o spiegazioni inerti al passato; mentre gli sbalzi in avanti assumeranno il nome di prolessi per delineare anticipazioni e previsioni future.

    La forma complicata che assume in spiegazione risulta in realtà  molto semplice se messa in pratica poiché, racconto un semplice aneddoto, ci ritroveremo ad utilizzare entrambe le forme di prolessi e analessi riferendoci a tempi passati e previsioni future.

    Oltre alle due forme di racconto, cronologiche e anacroniche, possiamo ritrovare anche una terza forma in via del tutto eccezionale, definita “racconto anticronologico” dove il tempo della storia e il tempo del racconto non coincidono e il tempo della storia nello specifico risulta essere del tutto estraneo al tempo del racconto del medesimo testo.

    Questo tipo di stile anticronologico fa parte e trae la sua origine dalla scrittura creativa, mentre gli esempi in scrittura non sono particolarmente esaudienti in materia. Un esempio tangibile può essere tuttavia visionato dagli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, lo scrittore poeta e drammaturgo francese.